Pitti Fragranze 2022 – Best of Show
2022 . 10 . 13 |
Da sempre Pitti Fragranze è l’evento che segna la fine delle vacanze e l’inizio di un nuovo anno per i professionisti della profumeria. Nonostante il Covid-19 abbia scompigliato l’agenda 2022 facendo slittare Esxence a ridosso dell’estate, nei giorni 16-18 settembre la Stazione Leopolda di Firenze ha accolto circa 1.250 operatori del settore arrivati da 50 paesi, il 13% in più rispetto all’anno precedente ed oltre 200 fra giornalisti, influencer e media partner.
Fra i 160 marchi presenti all’edizione n.20 di Pitti Fragranze ce n’erano diversi affermati, anche se ha spiccato l’assenza di alcuni distributori italiani habitué dell’evento. Per contro questo ha lasciato le luci della ribalta ai nuovi nomi, fra cui alcuni debuttanti da paesi non ancora rappresentati nel mercato.
A partire dal claim della comunicazione ufficiale “Touch my smell, Hear my skin, See my lips, Taste my scent, Smell my eyes”, The 5 senses issue, l’edizione dedicata ai cinque sensi ci ricorda che il profumo non investe solo l’odorato ma ci pervade profondamente e ci stimola a percorrere tutte le connessioni che si creano fra i sensi come chiave potente per aprirci ad una nuova percezione della realtà intorno a noi, sempre più vivida e coinvolgente.
Protagonista assoluta di questo viaggio polisensoriale è la rosa a cui Pitti Fragranze ha dedicato le esperienze formative a partire dal consueto talk RAW by MANE / “The Rose: Reinventing Iconics”. A presentare la tavolozza di materie prime d’eccezione della casa, la nuova responsabile Mane Italia Melanie Duhamel, il direttore della ricerca sugli ingredienti Cyril Gallardo, la marketing manager Mathilde Voisin ed il profumiere Mathieu Nardin, premiato di recente dall’Accademia del Profumo per L’Heure Verte di By Kilian, miglior profumo artistico marca affiliata. Le tappe più stupefacenti di questo percorso alla riscoperta della Regina dei fiori sono senza dubbio la Rosa Moldova, un raro cultivar di rosa antica scoperto in Ucraina ed oggi coltivato in Moldavia che per la prima volta offre un’assoluta dalla croccantezza acidulata di ribes nero e dalle calde nuances tabaccate. Altra meraviglia frutto della continua innovazione è la Litchi Rose, gioiosamente floreale e succosa ottenuta dalla co-distillazione di rosa bulgara e polpa di litchi.
Non ha mancato di omaggiare la rosa anche Isabelle Chazot, presidentessa del comitato scientifico dell’Osmothèque per la prima volta presente a Pitti Fragranze. L’avvincente carrellata dei “Trésors de l’Osmothèque” partita dal Parfum Royal secondo la ricetta di Plinio il vecchio (I secolo d.c.), è poi approdata al ‘900 con gli iconici profumi dei couturier parigini: Paul Poiret col lussuoso Le Fruit Défendu (1914) di Henri Almeras che per primo ha impiegato la nota di pesca, Pierre Balmain con l’impetuoso Vent Vert (1945) di Germaine Cellier o ancora Jacques Fath con l’impareggiabile Iris Gris (1947) di Vincent Roubert. Particolare accento è stato posto sul primo leggendario soliflore della profumeria contemporanea: La Rose Jacqueminot (1904) di François Coty che ancora oggi stupisce per freschezza e modernità. Madame Chazot ha anche sottolineato come Coty avesse compreso l’importanza del marketing ricordando il celebre episodio in cui un flacone frantumatosi sul pavimento del Magasin du Louvre attirò numerose avventrici (i maligni insistono fossero le amiche della moglie) convincendo così il direttore del lussuoso centro commerciale a trattare le sue fragranze.
Pitti Immagine ha particolarmente puntato sulla presenza dell’Osmothèque riservandole una postazione d’onore che accoglieva il visitatore fra quattro display posti a croce, di cui uno espressamente dedicato alla rosa con oltre un secolo di creazioni fino alle più contemporanee come Portrait of a Lady (2010) di Dominique Ropion per Frédéric Malle o Rose 1845 (2020) di Christophe Laudamiel per Lazarus Douvos.
The place to be era il MURO ALCHEMICO ideato da Alessandro Gualtieri in arte “The Nose”, autore di Nasomatto e Orto Parisi, nonché Special Guest di quest’anno. A dimostrarlo il costante flusso di visitatori che fino all’ultimo istante non vedeva l’ora di compiere questa sperienza catartica. Fra il curioso e il divertito, i racconti circolanti mi hanno permesso di vivere di riflesso questa sorta di rito collettivo. Alcuni raccontavano di essersi soffermati più o meno tempo per trovare un pensiero negativo da esorcizzare. Altri dubitavano se i flaconi da lanciare contro il muro per liberarsi simbolicamente del fardello contenessero semplicemente acqua o profumo (con tanto di toto-note olfattive). Unico deterrente che mi ha fatto desistere dal vivere l’installazione era l’attesa media di oltre 30 minuti in coda, visto l’accesso al muro una persona alla volta. Immagino questo abbia condizionato soprattutto chi ha aveva poche ore a disposizione, per cui in futuro propongo muri alchemici in compagnia.
A seguire eccovi il mio personale Best of Show lungi dall’essere esaustivo, che di certo mi sono perso qualcosa di interessante in soli tre giorni.
Apre il percorso fra gli stand l’immancabile designer di gioielli e profumi Olivier Durbano, veterano di Pitti che presenta il suo diciottesimo “Parfum de Pierres Poèmes” ispirato ad una concrezione vetrosa formatasi milioni di anni fa in Repubblica Ceca dall’impatto di un enorme meteorite. Con le sue trasparenze che virano dal verde pallido al giada pastoso, M:oldavite – Green Light riflette la luce dell’impatto stellare nella piccantezza scintillante di elemi e bacche rosa che preannunciano l’angelica, vera protagonista del jus. La sua fluorescenza vegetale e muschiata fa vibrare gli accenti del cuore floreale e irradia le volute sciamaniche del palo santo nel fondo, supportato da un soffio d’incenso, firma olfattiva di tutta la linea.
L’italian touch dei profumieri indipendenti nostrani regala sempre soddisfazioni. Antonio Alessandria ci regala un’anticipazione del suo prossimo lancio che racconta ancora una volta la Sicilia ed il romanticismo di una storia d’amore del primo dopoguerra, quella fra i suoi nonni materni. Un giovane ragazzo che fuma il sigaro, forse per sembrare sicuro di sé e vincere la timidezza, si dichiara alla sua innamorata portandole in dono una rosa. Nelle sapienti mani del profumiere l’ispirazione distilla il bacio appassionato fra la Regina dei fiori ed il tabacco dolce che qui si tingono di sfumature cangianti, dallo scintillio metallico delle spine alla polpa rosata dei frutti più succulenti in un’alchimia inedita fra le più originali proposte. Il nome della fragranza è ancora top secret ma sarà certamente fra i più googlati dei prossimi mesi.
Altro profumiere indipendente, Michele Marin invece stupisce con le sue creazioni per EXTRA VIRGO. Il marchio creato nel 2020 dal Principe Ne Min Gi della Casa reale Limbin, discendente dell’ultimo re della Birmania, Re Mindon, presenta la sua collezione “Forbidden Botanicals”. Nelle filosofie orientali le piante sono manifestazione terrena degli Dei ed il profumo è la loro anima. La loro coltivazione e l’utilizzo per il risveglio dell’anima sono fondamento della cultura birmana. “Sono attratto solo da profumi che fanno venir voglia di mangiarli, come baciare chi si ama” confessa il Principe. Se le prime creazioni ispirate ai funghi e alla cannabis a firma Sileno Cheloni sono più intimiste, l’opulenza ruggente e muscolare dei tre parfum scapigliati a base di tabacco, caffè e cacao segna il nuovo corso della linea cogliendo in pieno questo desiderio sfrontato, soprattutto nel narcotico Cocoa Ritual reso ancora più burroso ed animale da un subdolo pizzico di gelsomino.
Di nobiltà in nobiltà, passiamo dalla Birmania all’Ungheria con ESTORAS, marchio fondato da Paul-Anton Esterházy come omaggio a suo nonno, il Principe Antal Esterházy. Appassionato automobilista, un secolo fa balzò alle cronache per un avventuroso tour de force attraverso il Sahara con il suo migliore amico, il temerario conte László Almásy che ha ispirato l’incredibile storia de “Il paziente inglese”. La sola fragranza della linea è un inno all’avventura spericolata e all’era dei grandi esploratori. Creata dalla profumiera indipendente Marie Le Febvre (fondatrice del marchio Urban Scents), ANTAL apre con l’alito secco del deserto che ci inghiotte fra le dune rossastre e sbalzi estremi di temperatura. Dai sentori freschi e metallici di pepe rosa, pepe di Sichuan e geranio si balza al calore aromatico della canfora che ne rende memorabile il carattere col suo insolito registro balsamico. La signature minerale e legnosa è garantita da vetiver, cedro e patchouli smussati da soffio di tabacco che assicurano un’eleganza sobria e contemporanea.
Alla sua seconda partecipazione a Fragranze, Tsovak Voskanian si riconferma fra gli emergenti più interessanti dello scenario indipendente. Profumiere autodidatta basato a Yerevan, Armenia, la sua quadrilogia di debutto dimostra coerenza stilistica fondendo classicismo e modernità con un tocco personale. L’anno scorso mi avevano convincono al primo ascolto Patchouli et memoires ad effetto rasatura anni ’70, l’eleganza asciutta e violacea di Iris Boisé, il floreale narcotico Lonicera de Nuit e soprattutto Pèche Chyprée, rivisitazione del tema chypre in chiave moderna e polposa tutta da mordere. Anche l’ultimo nato Soir Vert porta il tocco magico di Mr. Voskanian per le note fruttate in un jus vegetale e croccante che si veste della succosa spensieratezza di anguria e cantalupo. Se un punto è la partenza, due punti tracciano una direzione e qui siamo decisamente in crescendo.
Inizialmente non presente nella brand list ufficiale, questo marchio è apparso all’ultimo minuto grazie al suo distributore che ha deciso di inserirlo fra altri indipendenti della propria scuderia. Talentuoso tatuatore britannico, Freddy Albrighton è un appassionato di fragranze di lunga data prima ancora di diventare profumiere autodidatta. Chi non ha mai letto il suo blog Smellythoughts, di certo ricorda la sua collaborazione artistica con Vero Kern per il visual concept “The Rose Tattoo” di Vero.Profumo Rozy.
Immaginario rock decadente ed un pizzico di nostalgia rendono la sua linea di fragranze un mix affascinante di classicismo, provocazione e imperfezione. Suggestivi 11 Candles in Antwerpen, immacolato di fiori bianchi e candele accese in una cattedrale gotica o ancora Bernadette Margaret Evelyn Theresa che rilegge i floreali fruttati contemporanei come una lettera d’amore alle donne con dedica agli aldeidati anni ’60
Gradito ritorno sotto le arcate della stazione Leopolda è Astier de Villatte, la cui ultima partecipazione risaliva al 2016. Fondata a Parigi nel 1996 da Benoit Astier de Villatte e Ivan Pericoli, la maison francese nasce come laboratorio artigianale di ceramiche attualizzando le tecniche tradizionali del XVIII secolo. Da allora il duo creativo ha spaziato producendo cartoleria di design, fragranze ed una serie di pubblicazioni, fra cui l’atipica guida turistica da bon vivant “Ma vie à Paris” (la mia vita a Parigi). L’ultima collezione Trois Parfums Historiques nasce dalla collaborazione con Dominique Ropion e Annick Le Guérer e condensa in un cofanetto uno scritto con le ricerche della illustre antropologa del profumo, oltre alle ricostruzioni contemporanee di tre fragranze mitiche. Le Dieu Bleu ci porta nell’antico Egitto col misterioso Kyphi dagli accenti vinosi ed incensati. Aromatico e resinoso, Artaban riprende la ricetta di Plinio il vecchio del Parfum Royal usato dai patrizi romani di cui anche l’Osmothèque ha proposto una ricostruzione. Les Nuits invece riproduce i sentori polverosi di iris e patchouli custoditi da un flacone anonimo rimasto nella toilette della scrittrice George Sand. Inoltre, si aggiunge alla linea ambiente l’incenso Gerusalem con oud e legno d’ulivo per favorire la meditazione e infondere pace interiore.
La richiesta di prodotti completamente naturali e a basso impatto ambientale da parte di un consumatore sempre più attento e consapevole sta prendendo piede in modo trasversale sia nel settore commerciale che in quello della profumeria di nicchia. Fondato nel 2018 da Bridget Plant e dalla parfumeure-maison Beckielou Brown, il marchio britannico ALTRA soddisfa a pieno questa esigenza. Grazie ad una collezione di fragranze vibranti e sfaccettate che coniugano uomo e natura secondo la ritrovata sensibilità ecologica, dichiarano il progetto più che sostenibile, chiamandolo Profuture®.
Le cinque fragranze 100% naturali e cruelty-free sono contenute in un flacone in vetro ricaricabile ispirato a forme naturali dall’impugnatura molto confortevole. Lo stiloso pack architetturale fatto a mano con carta riciclata blu pavone alloggia al suo interno anche la ricarica in alluminio riciclato. Dualist intriga con la duplice natura del fiore di mimosa: acquatica e vegetale, ma allo stesso tempo voluttuosamente mielata. Per gli amanti dei molecolari, inoltre, Altra Skin regala la morbidezza muschiata dell’ambrettolide naturale estratta dai semi di abelmosco, da sovrapporre volendo alle altre fragranze per amplificarne sensualità e durata.
La sezione ambiente in questa edizione ha guadagnato spazio, visto il crescente interesse da parte del pubblico che ha speso maggior tempo a casa, ieri per forza ed oggi grazie allo smart work. Fra svariati debutti, il più sorprendente è NAO, marchio dove tutto trasuda lusso made in Italy sin nei minimi dettagli. NAO significa nave in ligure, e come un vascello ogni fragranza ci fa viaggiare accarezzati dalla brezza del mediterraneo. Sia il flacone in vetro blu avio con motivi scanalati e monogramma oro, sia le due profumazioni sviluppate col giovane profumiere messinese Fulvio Misitano, più marina Creuza de ma e più aromatica Natua, fanno rivivere i panorami liguri dalla costa all’entroterra. Interessante anche la scelta del pack cilindrico simile a quello dei rhum più pregiati.
Durante tre giorni passati in fiera ho potuto confrontarmi con parecchi operatori e vagliare molti articoli, incappando in diversi “peccati d’ingenuità” comuni soprattutto a chi si affaccia in questo settore per la prima volta. Per questo voglio chiudere questo Best of Show con tre suggerimenti per il debutto di un brand di successo.
Coerenza – È la chiave principale per il successo. A proposito, amo questa citazione di Milan Kundera: “Se l'amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze, come uccelli sulle spalle di Francesco d'Assisi.”. Perché un marchio sia indimenticabile, tutto deve essere coerente fino nei minimi dettagli, tanto da sembrare una coincidenza all’occhio inesperto, quasi un miracolo. Questo darà una credibilità vincente al prodotto. Per cui se dichiarate un’attenzione al territorio, ad esempio, badate che la maggior parte del processo produttivo sia sviluppato in loco.
Evitare i cliché – Se pensate che il cliché possa darvi un appeal immediato al consumatore, sedetevi e contate fino a dieci. Il cliché è la cosa più ovvia che viene in mente e probabilmente è già venuta in mente ad altre centinaia di persone prima di voi, a partire dai negozi di souvenir turistici a buon mercato. Quindi, a meno che non abbiate un’illuminazione a riguardo, evitate di cadere nella copia di mille riassunti.
Conosci te stesso – Ovvero non fatevi trovare impreparati sui dettagli tecnici del vostro prodotto. Oggi in particolare, oltre alle classiche informazioni di produzione e retail, è necessario fornire dettagli circa la sostenibilità ad esempio. Ormai anche gli alimenti al supermercato riportano la percentuale di riciclo del prodotto e informazioni per lo smaltimento. Non è difficile quindi immaginare un futuro prossimo dove compariranno anche nel settore beauty.
Per qualsiasi approfondimento o consiglio, non esitate a contattare il team di Essencional.
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